Venerdì 24 maggio 2019: secondo sciopero mondiale per il futuro

Si rinnova, questo venerdì 24 Maggio 2019, l’appuntamento in piazza per il secondo sciopero mondiale per il futuro. L’obiettivo è quello di chiedere a tutti i governi del mondo di dichiarare lo stato di emergenza climatica e ambientale.

Tra i Paesi che l’hanno già fatto ci sono la Gran Bretagna e l’Irlanda. Molte anche le città: Milano, Londra, Basilea, New York, San Francisco, Melbourne, Edimburgo.

L’associazione Let’s do it! Italy parteciperà alla manifestazione insieme ai giovani e alle altre istituzioni per chiedere che anche il governo italiano dichiari lo stato di emergenza climatica e ambientale al più presto. 

Lo scorso 15 marzo giovani di tutto il mondo sono scesi in piazza per chiedere ai governi un’azione immediata per contrastare gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. Una protesta che ha visto coinvolte più di 100 nazioni e circa 1.700 città di tutto il mondo. 

Milioni di studenti hanno scioperato “da Washington a Mosca, da Beirut a Gerusalemme, da Shanghai a Mumbai perché i politici ci hanno abbandonato” ha affermato Greta Thunberg.

Solo in Italia 182 piazze coinvolte. Da Torino a Palermo circa un milione di giovani si è mobilitato per salvaguardare il proprio futuro. Più di 100.000 persone nella sola città di Milano, tanto che gli organizzatori hanno dovuto chiudere il corteo in piazza Duomo anziché piazza Scala, troppo piccola per accogliere i tanti manifestanti. 30.000 ragazzi a Roma, 20.000 a Torino, 10.000 a Firenze e circa 3.000 a Bologna, questi solo alcuni dei dati registrati in occasione dello sciopero del 15 marzo.

Anche il capoluogo partenopeo ha registrato numeri altissimi, erano circa 20.000 tra studenti, associazioni, istituzioni e diverse sigle sindacali. Tutti in piazza per un solo obiettivo: difendere il futuro. “Alziamo la voce non il livello del mare”, “cambia il sistema non il clima”, “cambiamento o estinzione” questi solo alcuni degli slogan degli studenti che hanno sfilato.

Una vera e propria minaccia, quella climatica, che ha spinto il quotidiano britannico The Guardian ad aggiornare le sue linee guida per introdurre termini che riflettano più accuratamente la crisi ambientale in cui ci troviamo. “Crisi climatica” o “emergenza climatica”, e non più semplicemente “cambiamento climatico”. “gli scienziati del clima e le organizzazioni, dall’ONU al Met Office (servizio meteorologico nazionale del Regno Unito), stanno cambiando sempre più la loro terminologia e stanno usando un linguaggio più forte per descrivere la situazione in cui ci troviamo” ha affermato Katharine Viner, caporedattore del giornale.