L’unione europea per l’economia circolare

Dalla rivoluzione industriale ad oggi, abbiamo adottato un modello di economia lineare basato sulla dinamica produzione – consumo – scarto, pensando erroneamente che le risorse del nostro pianeta fossero illimitate. Il modello economico tradizionale si basa sulla disponibilità di grandi quantità di materiali ed energia, facilmente reperibili e a basso prezzo. Impiegandolo, siamo arrivati a sfruttare così tanto il nostro mondo che se continuiamo a farlo al ritmo attuale, entro il 2050 avremo bisogno delle risorse di tre pianeti. Quindi, è sempre più evidente che ci sbagliavamo e che le risorse a nostra disposizione stanno terminando, per questo è necessario passare ad una economia di tipo circolare!
L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che si fonda su tre R, Ridurre, Riutilizzare e
Riciclare e che implica azioni come la condivisione, il prestito, la riparazione e il ricondizionamento per estendere la vita dei prodotti e ridurre i rifiuti. Una volta che il prodotto non può più essere riutilizzato, i materiali che lo compongono possono essere riciclati e quindi reintrodotti potenzialmente all’infinito nel ciclo produttivo per realizzare nuovi oggetti e generare ulteriore valore.
Tra i vantaggi dell’economia circolare sull’ambiente troviamo sicuramente una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra derivanti dai processi industriali, dall’uso dei prodotti e dalla gestione dei rifiuti. Un altro beneficio è la riduzione del consumo di energia e risorse che potrebbe derivare dalla progettazione di prodotti più efficienti e sostenibili poiché è proprio in questa fase che si determina l’80% dell’impatto ambientale di un prodotto. In fine, passare a prodotti più affidabili e che possono essere riutilizzati, aggiornati e riparati ridurrebbe la quantità di rifiuti. La quantità di rifiuti prodotta da ognuno di noi è esorbitante, l’Unione Europea stima che nel 2020 sul suo territorio sono stati prodotti 4 813 kg di rifiuti pro capite e 177.9 kg di rifiuti da imballaggio pro capite. L’eccessiva quantità di rifiuti è un grosso problema per l’ambiente e anche quello degli imballaggi è in crescita, per questo bisognerebbe contrastare gli imballaggi eccessivi e migliorarne il design per promuovere il riutilizzo e il riciclaggio.
L’Unione Europea da anni è a lavoro per la realizzazione di una economia più verde; nel marzo 2020 la Commissione Europea ha adottato il Piano d’Azione per l’Economia Circolare, strumento del Green Deal Europeo che delinea gli obiettivi per la transizione ecologica con il fine ultimo di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030, fino a raggiungere la neutralità carbonica nel 2050. Tra le proposte dell’UE c’è il potenziamento dei prodotti sostenibili, la responsabilizzazione dei consumatori verso la transizione verde, la revisione del regolamento sui materiali da costruzione e una strategia sui tessili sostenibili.
Nel febbraio del 2021, il Parlamento europeo ha sollecitato l’adozione di norme più stringenti sul riciclo con obiettivi vincolanti da raggiungere entro il 2030 per l’uso e il consumo di materiali. Nell’ottobre 2022 è stata approvata una revisione delle leggi sugli inquinanti organici persistenti con lo scopo di ridurre la quantità di sostanze chimiche pericolose nei rifiuti e nei processi di produzione. Inoltre, per quanto riguarda gli imballaggi, nel novembre 2022 la Commissione ha proposto nuove regole a livello europeo che comprendono: una proposta per migliorare il design, dotarli di etichettatura chiara, incentivare il riutilizzo, il riciclo e la transizione verso plastiche a base biologica, biodegradabili e compostabili.
In fine, sono state approvate anche le iniziative contro la pratica commerciale sleale dell’obsolescenza programmata dei prodotti, sostenendo che bisogna adattare la durata della garanzia legale alla durata di vita prevista, stabilire un vero diritto alla riparazione e garantire informazioni chiare e coerenti sulla durevolezza e la riparabilità dei prodotti con un’etichettatura obbligatoria.

E’ evidente che l’Europa si sta battendo per promuovere l’adozione di una economia circolare ma affinché questo passaggio avvenga c’è bisogno dello sforzo di tutti: governi, imprese e cittadini. Molte imprese italiane già da anni hanno attuato iniziative basate sui principi dell’economia circolare, si pensi ad esempio a Barilla che dal 2014, grazie alla collaborazione con il produttore di carta Favini, utilizza la crusca derivante dalla macinazione dei cereali per produrre alcuni dei suoi packaging. Altro esempio molto conosciuto è quello di Lavazza che dal 2015 produce capsule biodegradabili che possono essere gettate nell’umido o usate come compost fertile domestico.
Per iniziare a vedere i benefici dell’economia circolare tutte le aziende dovrebbero seguire questi esempi e ripensare la loro produzione in modo più sostenibile ma anche noi cittadini possiamo, ogni giorno,
compiere scelte di sostenibilità e dare una mano all’ambiente.